martedì 12 novembre 2013

Corpi Nudi

di Francesca Ragozzino


In Noi non siamo come James Bond, Mario Balsamo è un documentarista che documenta se stesso. 
Il nudo, la carne, il corpo si spoglia dei suoi indumenti per ricercare i valori primari della propria ragion di vita. I punti cardinali  non guidano solamente il regista e il suo caro amico Guido Gabrielli, ma accompagnano ogni essere umano nelle sue forze e debolezze. 

L’amicizia, la musica, la malattia, il viaggio e la morte, tematiche interne  all’uomo, sentono la necessità di guizzar fuori per dar voce ad un’esigenza personale. La fragilità umana emerge in vari momenti del film, la malattia dei due amici, l’avanzare  incerto di Guido, le spiagge d’infanzia e l’improbabile tentativo di incontrare Sean Connery e con esso il mito di James Bond.

Bond: un mito, per la sua immortalità, il suo essere sempre al posto giusto nel momento giusto, il suo carisma e fascino incorruttibile, tutto all’opposto del nostri protagonisti umani, fragili ma sicuramente veri. Questo film è un on the road immerso nei ricordi con momenti molto eterogenei fra loro guidati da una forte complicità. Sembrerebbe il caso a portare avanti il film per  far emergere aspetti più nascosti dei due amici che gestiscono l’intero lavoro come ha affermato lo stesso Balsamo: “come un’improvvisazione Jazz”. 
Svelare il nascosto, quelle piccole insicurezze e difetti che ci rendono delle macchine perfettamente imperfette,  come nella  così tanto attesa telefonata a  S. Connery, il quale finalmente in contatto  liquida la chiamata in pochi secondi affermando di avere problemi di salute  e di non voler parlare di lavoro. 

L’imperfezione  nell’inquadratura dell’incidente di Guido mentre si recava sul set, e la sua seguente arrabbiatura per le immagini e i suoni rubati fanno emergere ancor più il lato umano e veritiero.  Non c’è uomo che non si sarebbe arrabbiato ed infastidito, perché  quel momento non  è stato preparato.
Non si è dentro una finzione, ma sono spicchi di realtà che si dispiegano davanti ai nostri occhi in tutta la loro crudezza. 

L’inquadratura finale è il momento in cui vengono tirate tutte le somme: i due amici si spogliano sulla spiaggia di Sabaudia e si buttano in mare.  Alla fine del viaggio cosa resta?  Due corpi sinergicamente uniti, nudi, spogli e reali.

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